Page 57 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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trattenendo queste ultime all’interno di argini artificiali. Nell’intera area di studio, il livel-
lo della falda acquifera è molto vicino, se non coincidente, con la superficie. In sintesi,
il sottosuolo di quest’area mostra molti fattori predisponenti che combinati permettono
la liquefazione delle sabbie durante forti terremoti.
Evoluzione recente del reticolo fluviale
L’azione combinata di una veloce subsidenza e di un abbondante apporto sedimentario
ha determinato frequenti cambiamenti del reticolo fluviale nella parte centrale della
Pianura Padana orientale. L’evoluzione della rete fluviale può essere ricostruita e datata
con grande dettaglio, sia attraverso correlazioni basate su dati sedimentologici che tra-
mite informazioni storiche derivanti da mappe antiche. Nel tardo Medioevo, il Fiume
Reno non era in grado di raggiungere l’Adriatico e neppure confluire nel fiume Po, che
scorreva a circa 10 km a nord dell’area in esame. Durante quel periodo quindi il Reno
alimentava prevalentemente un’ampia area paludosa e solo alla fine del 18° secolo fu
forzato a raggiungere direttamente il mare attraverso un ramo meridionale abbandonato
del Po. Il punto di diversione si trova appena a sud-ovest dell’area studiata. Il settore del
sistema argine-canale su cui si sono concentrati i maggiori fenomeni era già presente
nella sua forma attuale all’inizio del 15° secolo e la sua morfologia è ancora ricono-
scibile oggi: si tratta di una fascia orientata in direzione sud-ovest nord-est (l’antico
canale) delimitato da due dossi (gli argini) elevati di circa 4-5 metri rispetto alla piana
circostante. I gradienti topografici creati da questi paleoargini hanno giocato un ruolo
fondamentale nelle dinamiche di liquefazione, evidenziati da fenomeni di espansione
laterale che hanno interessato direttamente le zone abitate.
Rilevamento degli effetti superficiali
Dal momento che le piogge, la vegetazione e l’attività umana avrebbero rapidamente
obliterato gli effetti superficiali del sisma, si è intrapreso immediatamente un rilevamen-
to aereo delle aree interessate da un’altezza media di 200 m. Sono stati inventariati e
georeferenziati oltre 700 fenomeni geologici superficiali. In totale, sono state scattate,
e successivamente esaminate, circa 2.000 foto digitali ad alta definizione, rendendo
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possibile il riconoscimento di effetti superficiali anche molto piccoli, inferiori al metro
(Figura 2).
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Sono stati esaminati oltre 500 km di territorio durante 15 uscite, per un totale di 20 ore
di volo. È stato contemporaneamente svolto un controllo sistematico sul terreno, al fine
di eliminare gli errori di interpretazione delle fotografie. L’accuratezza delle osservazio-
ni è stata strettamente legata al breve intervallo di tempo intercorso tra gli eventi sismici
ed i rilevamenti: infatti per circa una settimana la sabbia è rimasta umida e chiaramente
visibile; successivamente, i fenomeni sono divenuti meno evidenti (anche se ancora
identificabili), specialmente nei contesti urbani per interventi di rimozione e nelle aree
agricole per la crescita di vegetazione e l’intervento dell’uomo legato alle coltivazioni.
Il 70% dei fenomeni si è verificato all’interno dei centri abitati, mentre il restante 30% in
campi coltivati. La carta semplificata della localizzazione dei fenomeni osservati (Figura
1) fornisce la distribuzione spaziale dei dati raccolti in relazione agli epicentri: i punti
gialli indicano i vulcani di sabbia, la fuoriuscita da piccole fratture ed eruzioni di sabbia
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