Page 96 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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to cappa delle tende riuscivamo comunque a terminare le attività.
I bambini dapprima erano un po’ diffidenti, ma se all’inizio prevaleva in loro il sospetto,
ben presto subentravano la curiosità e la voglia naturale di giocare. Con l’Ospedale dei
Pupazzi speravamo di aiutare indirettamente anche le loro famiglie e, in particolare, i
loro genitori, gravati dalla consapevolezza della situazione. Molti ci ringraziavano per
l’aiuto che stavamo fornendo, anche soltanto per il fatto che per qualche ora eravamo
noi ad occuparci dei bambini, pur sotto il
loro vigile sguardo.
Quattro anni dopo
A quattro anni di distanza, il bilancio
dell’esperienza dell’Ospedale dei Pupazzi
nei campi colpiti dal sisma rimane, come
allora, a nostro avviso positivo. Sia su un
piano collettivo perché, come tante altre
iniziative, ha messo in luce la volontà di
non rimanere inerti di fronte alla tragedia,
sia su piano più strettamente personale,
perché ha permesso ad ognuno di noi di
mettersi in gioco con i mezzi a propria
disposizione. La vocazione ad aiutare e
curare coloro che ne hanno bisogno è il
cuore della medicina.
Ognuno di noi ha sentito dentro di sé
che rimanere a guardare la tragedia con
Figura 8. Dopo l’intervento si prescrive la terapia. le braccia conserte avrebbe indirettamen-
Figura 9. Studenti-dottori fuori da un’Ospedale dei Pupazzi.
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