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Lei fa parte del DIEF, il Dipartimento Ingegneria “Enzo Ferrari”, famo-
so per l’automotive. Esiste una connessione tra realtà virtuale e il mondo
dell’auto?
Certamente sì. Da anni la realtà virtuale viene utilizzata per anticipa-
re la risposta emotiva e funzionale del cliente, ossia se un nuovo mo-
dello di auto ci piace e se risponde alle nostre esigenze. Attualmente
abbiamo una serie di studi in collaborazione con aziende dell’auto-
motive che riguardano principalmente gli aspetti ergonomici del
guidatore, sia a livello fisico sia a livello cognitivo. In questo caso
creiamo delle simulazioni, con modelli fisici e virtuali, nelle quali
cerchiamo di ottimizzare, per esempio, il comfort alla guida o del
passeggero del veicolo.
Il comfort riguarda sia le posizioni assunte mentre di è seduti sul
sedile, quando si entra o si esce dall’auto, sia il carico cognitivo che
deriva dalle modalità di interazione con i dispositivi di comando e
controllo. Parliamo, per esempio, di tutti quei dispositivi che do-
vrebbero aiutarci durante la guida, e non creare disturbi o distrazio-
ni. Questo ambito di ricerca è molto complesso e multidisciplinare,
e in pieno divenire.
Siamo nella realtà virtuale. Lei adesso, è una ricercatrice con una bacchet-
ta magica. Come la userebbe?
Io credo che la passione sia il motore di tutto, nel lavoro e nella vita privata. Se paese di mediocrità. Soprattutto in un momento storico come questo, l’Italia
non hai passione, ti fermi a metà e non darai mai tutto. Se non metti passione ha bisogno delle nostre migliori menti, quindi sposo assolutamente la linea del
nelle cose che fai, saranno magari buone ma mai eccezionali. nostro Rettore: i nostri migliori laureati ci servono qui!
Una problematica con la quale mi scontro tutti i giorni è la scarsa passione dei In un mondo fortemente maschile come quello degli ingegneri lei non si è mai sentita
ragazzi, in generale ed in particolare per la ricerca: affrontare sfide complesse, penalizzata?
risolvere problemi, documentarsi, mettere a punto idee geniali, confrontarsi No. Ho sempre pensato di avere due armi in più, la sensibilità femminile e il
con colleghi stranieri. Siamo sempre più mediati da tecnologie di vario tipo, e multi-tasking tipico di noi donne. L’ingegneria è un settore nel quale gli uomini
sempre meno appassionati. hanno un’intelligenza molto verticale. Per questo penso che la trasversalità e il
Quindi con la mia bacchetta magica vorrei far crescere nei giovani una nuova multitasking tipico di noi donne possa costituire un notevole vantaggio.
passione per il mondo della ricerca e per il lavoro in Università, oggi per niente
valorizzato. In un momento in cui l’università italiana perde iscritti continuamente Unimore ha
avuto nell’ultimo biennio un +12%. A cosa è dovuto questo successo secondo lei.
Se un’azienda privata le facesse una proposta più remunerativa ma meno creativa, Sicuramente alle politiche della nostra università, che hanno promosso bene
accetterebbe? l’Ateneo e ingegneria in particolare, che di tutti i dipartimenti è il cavallo trai-
So bene com’è lavorare all’interno di un’azienda, io stessa sono figlia di un pic- nante. Sicuramente Modena all’interno della regione sta diventando un polo
colo imprenditore e sono fondatore di uno spin-off che adesso è una S.r.l. (che di eccellenza e anche le varie partnership che sta stringendo (penso alla Smart
continuo a seguire nei ritagli di tempo). Tuttavia ho scelto di fare la docente Area, alla nascita di Muner, e altre iniziative) hanno contribuito a creare ampi
pur essendo di fatto un manager di questo spin-off. Perché? Perché mi piace consensi.
troppo la creatività, lo spirito di iniziativa e la libertà che il lavoro in Università ti
lascia. Quindi, tornando alla domanda, credo che non accetterei. Promuoverei C’è un modello di Università estera che le piacerebbe portare all’interno del suo dipar-
piuttosto una collaborazione con l’azienda interessata. Avere spazio e libertà di timento di Unimore?
scegliere i temi sui quali lavorare non ha prezzo. Sicuramente le Università che ho visitato in Germania, che hanno grandissi-
mi laboratori e addirittura delle “factory” quindi degli impianti di produzione
Il Magnifico Rettore si è posto come mission quello di cercare di impedire la fuga dei all’interno delle università stesse. Questo è molto bello ed efficace, perché sup-
nostri laureati all’estero. Lei è mai stata tentata? porta l’apprendimento dei ragazzi e sposta la ricerca lontano dai libri, renden-
Sono stata tentata, certamente, e ho avuto anche varie proposte da parte di dola molto più pratica. In Olanda, per esempio Delft, che è un’università dove
centri di ricerca con cui stavamo svolgendo dei progetti europei. Non l’ho mai si vive un bellissimo clima in un fantastico campus che avvolge tutta la città,
fatto perché penso fermamente che le nostre migliori menti debbano restare creando integrazione perfetta tra campus e città…qualcosa di simile si potrebbe
in Italia. Se vanno fuori non rimane nessuno per il nostro paese, ed avremo un realizzare anche a Modena!
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