Page 61 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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chi sabbiosi è perfettamente sovrappo-
             nibile a quella delle sabbie del paleo
             Reno, presenti a profondità di 6,8-7,5
             metri e  differisce  molto  chiaramente
             dalle sabbie presenti a profondità mag-
             giori, indicando così un livello sorgente
             relativamente poco profondo. Questo
             dato conferma che la resistenza alla li-
             quefazione aumenta con la profondità
             ed è stato dimostrato che raramente
             subiscono liquefazione sabbie poste a
             profondità superiori ai 15 metri.
             Inoltre la distribuzione granulometrica
             dei dicchi esaminati è in buon accordo
             con le granulometrie riportate in lette-
             ratura  per  le  sabbie  eiettate  durante  i
             terremoti del Giappone e della Califor-
             nia e conferma che solo le sabbie con
             un basso contenuto in argilla possono
             subire liquefazione.

             Conclusioni

             Un primo dato rilevante è che il tem-  Figura 6. Laminazione verticale all’interno
             pestivo intervento di rilevamento ae-  di un dicco. I singoli livelli sabbiosi mostrano
             reo nelle aree colpite dal terremoto   gradazione e sono separati da sottili lamine
             del 2012 ha permesso di effettuare una   argillose (Fonte: Fontana et al., 2015).
             mappatura  completa georeferenziata
             dei fenomeni superficiali sismo-indotti ed ha permesso di individuare i paleoalvei come
             le zone dove maggiormente si sono verificati i fenomeni di liquefazione.
             In secondo luogo, lo studio composizionale e tessiturale delle sabbie iniettate nella
             zona di San Carlo (Ferrara), dove è stata scavata dalla Regione Emilia-Romagna una trin-
             cea profonda 8 metri per permettere un’accurata osservazione in profondità ed il loro
             confronto con le sabbie fluviali sepolte, ha fornito indizi circa i meccanismi di messa in
             posto e i livelli di provenienza nel sottosuolo.
             Le analisi effettuate mostrano che le pulsazioni nel flusso durante l’evento sismico sono
             responsabili della laminazione verticale delle sabbie all’interno dei dicchi e della grada-
             zione normale ed inversa. Le caratteristiche composizionali e tessiturali (distribuzione
             granulometrica e contenuto in argilla) indicano che i processi di liquefazione hanno
             interessato gli orizzonti di sabbie poste a profondità di 6.8-7.5 metri.
             In conclusione, queste indicazioni possono risultare di grande interesse nella valuta-
             zione degli aspetti strutturali legati alla ristrutturazione o alla edificazione di nuovi fab-
             bricati. A seguito di questi studi, la normativa regionale per la ristrutturazione e costru-
             zione di nuovi edifici nelle zone colpite da liquefazione prevede già dal 2012 una serie
             di indagini e interventi volti a minimizzare il rischio. La norma prevede la “Definizione
             del Profilo Stratigrafico” sino a 30 metri di profondità e, a valle di questa, una “Analisi

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