Page 25 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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Problematiche tecniche, metodologiche e normative
             nel restauro strutturale degli edifici monumentali
             danneggiati nel sisma del 2012


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             Giorgio Serafini , Valentina Caliò , Martina Ferrari , Isabella Givanni ,
             Paola Sandoni b
             a   Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” (DIEF), Unimore
             b   Libero professionista
             Negli ultimi trent’anni la pianura modenese e reggiana è stata soggetta a tre sismi signi-
             ficativi. Il primo si verificò il 2 maggio 1987, con epicentro nel reggiano ed una magni-
             tudo strumentale Mw = 4,74. Il secondo si verificò il 15 ottobre 1996, con epicentro nel
             comune di Correggio ed una magnitudo strumentale Mw = 5,41. Infine si è manifestato
             lo sciame sismico del maggio 2012, culminato con le scosse principali del 20 e 29
             maggio (Mw = 5,9-5,8). Come è evidente dai valori di magnitudo, gli eventi sismici del
             maggio 2012 sono stati caratterizzati da un’energia liberata superiore ai due precedenti.
             In generale, il livello di danneggiamento degli edifici non dipende solamente dalla ma-
             gnitudo del terremoto, ma anche dalla vulnerabilità degli edifici colpiti, ossia dalla loro
             predisposizione, a parità di caratteristiche del sisma, a venire danneggiati per carenze
             di concezione, di realizzazione o per la scarsa qualità dei materiali.
             Nel campo degli edifici storici e monumentali, le problematiche connesse alla vul-
             nerabilità sismica risultano particolarmente complesse. Da una parte, infatti, l’invec-
             chiamento ed il degrado dei materiali può aver indotto, con il passare dei secoli, una
             sostanziale riduzione delle capacità resistenti dell’edificio, mentre i danni provocati
             dai sismi precedenti, se mal riparati, possono aver lasciato una traccia nascosta di
             indebolimento strutturale. Da un altro punto di vista, però, proprio i danni inflitti dai
             sismi storici possono aver messo in evidenza le vulnerabilità dell’edificio, operando da
             stimolo all’eliminazione di queste problematicità e, quindi, favorendo interventi mirati
             di aumento dell’affidabilità rispetto ai nuovi eventi sismici.
             A queste considerazioni occorre aggiungere alcune valutazioni sulle specificità con-
             nesse agli interventi sugli edifici monumentali. In generale, infatti, si ritiene che gli
             interventi di consolidamento, che sarebbero necessari a conferire al monumento una
             resistenza al sisma analoga a quella di un edificio di nuova costruzione, confliggano
             con le esigenze di conservazione del bene, in quanto, con la loro invasività, ne potreb-
             bero snaturare la natura artistica e/o testimoniale. Si deve, quindi, trovare un oppor-
             tuno equilibrio tra interventi di consolidamento e principi di conservazione del bene,
             tenendo conto che l’art. 29 del Codice dei beni culturali e dell’ambiente sottolinea che:
             “Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla
             normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale. ”.
             Per favorire la ricerca di questo equilibrio è necessario inserire, tra gli studi multidisci-
             plinari che governano la conoscenza preliminare al restauro degli edifici, l’analisi della
             loro storia dal punto di vista delle azioni sismiche a cui sono stati soggetti, dei danni
             subiti e dei criteri che hanno governato il loro consolidamento. Questa analisi è stata
             condotta con l’obiettivo di orientare delle linee guida per il miglioramento sismico e per

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