Page 26 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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valutare l’efficacia degli strumenti legislativi adottati nelle fasi d’emergenza per favorire
             il consolidamento ed il recupero degli edifici monumentali danneggiati, tenendo anche
             conto del fatto che le provincie modenese e reggiana non furono comprese tra le zone
             sismiche fino al 2003.
             Nel seguito del capitolo ci si sofferma su alcuni esempi paradigmatici e, sulla base delle
             considerazioni formulate, si cerca di tratteggiare una linea di pensiero utile per orien-
             tare sia il quadro normativo che le procedure progettuali per gli interventi post-sisma.

             La sede municipale di Finale Emilia

             Le scosse del 2012 provocarono fessurazioni importanti e diffuse nelle murature del pa-
             lazzo che ospitava il municipio di Finale Emilia, ma i danni principali si concentrarono
             sul torrino che sosteneva la campana municipale al centro della facciata, torrino che fu
             fortemente danneggiato dalla scossa del 20 maggio e che crollò completamente con le
             scosse del 29 (Figura 1).
             Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) riconobbe il valore simbolico della mancanza indotta
             da questo crollo e, consapevole delle implicazioni socio-antropologiche connesse alla
             scomparsa di un simbolo così forte, decise di attivarsi per favorire uno studio del mo-
             numento materiale e della sua funzione culturale e operativa nel contesto urbano, con
             l’obiettivo finale di stimolare la riattivazione di questo polo cittadino. La parte iniziale
             di questo studio fu presentata in un convegno appositamente organizzato a Ferrara
             all’interno del XXI Salone dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali
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             ed ambientali .
             Non si può dar conto, in questa sede, di tutti questi approfondimenti; si vuole sottoline-
             are, però, come la concezione originaria del torrino prevedesse il suo rinforzo, al di so-
             pra del castello delle campane, con un cerchiaggio ottenuto incorniciando la muratura
             con quattro travi lignee nascoste dietro alla cornice da cui parte il sistema di copertura.
             Dopo il primo crollo parziale del 20 maggio le zone di inserimento di questo incate-
             namento furono portate in vista e risultò evidente come, nel tempo, gli elementi lignei
             fossero scomparsi lasciando semplicemente uno spazio vuoto nel cuore della muratura,
             corrispondente, in negativo, alla loro geometria. Si è avuta prova, quindi, di come il
             decadimento dei materiali possa risultare insidioso e presentarsi in modi articolati e dif-
             ficilmente prevedibili, anche qualora si operasse con tecniche diagnostiche sofisticate.
             Alla luce di queste poche considerazioni, comunque, appare evidente come nel caso
             in esame l’intervento di ricostruzione del torrino, secondo procedure idonee, possa
             rimuovere anche le cause del suo collasso. In altre parole, all’interno della porzione
             danneggiata erano contenute anche le vulnerabilità che sono state la causa del danneg-
             giamento e, poi, del crollo.

             La “sala delle colonne” del Municipio di Nonantola

             Il Palazzo Salimbeni, che ospitava la sede municipale del comune di Nonantola, com-
             prende un’ala che corrisponde ad un lato del chiostro dell’adiacente basilica benedetti-
             na e, in particolare, all’antico refettorio. Quest’ala venne trasformata nei secoli alzando
             la copertura e realizzando tre livelli di impalcati intermedi, appoggiati su dieci travate
             lignee trasversali. In corrispondenza dei due livelli inferiori, ciascuna di queste travate

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