Page 9 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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Emilia-Romagna e il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale), sia a livello di offerta
             formativa. Riguardo all’attività didattica, sottolineo come il nostro Ateneo sia all’avanguardia
             in Italia sul tema dei terremoti, proponendo nell’ambito della propria offerta formativa un
             corso di “Rischi geologici e protezione civile”, che costituisce un insegnamento fondamentale
             della Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Geologiche. Nell’anno accademico 2012-2013
             il corso è stato tenuto in lingua inglese nell’ambito del processo di internazionalizzazione
             dell’Università e ciò ha stimolato la frequenza anche da parte di vari studenti stranieri presenti
             in Ateneo nell’ambito del Programma Erasmus.
             Naturalmente, essendo il rischio sismico parte integrante dei contenuti del corso, in occasione
             del terremoto gli studenti hanno avuto la possibilità di toccare con mano come la Protezione
             Civile gestisca le grandi emergenze Nell’ambito di una visita al Dipartimento della Protezio-
             ne Civile Nazionale, essi hanno potuto accedere alla Sala Situazioni e osservare in diretta le
             modalità e procedure di gestione dell’emergenza terremoto in Emilia. Degno di nota anche il
             fatto che Unimore dal 2006 al 2010 abbia contribuito a preparare esperti nella gestione delle
             emergenze, annoverando nella propria offerta il Master in Gestione dell’Emergenza Nazionale
             e Internazionale. Dall’anno accademico 2009-2010 è stato attivato un Master in Cooperazione
             Internazionale, che prevede un Indirizzo Emergenze nell’ambito del quale vengono trattati
             anche aspetti legati alla previsione, prevenzione e gestione dei rischi naturali (tra cui quello
             sismico), in stretta collaborazione con la Protezione Civile provinciale e nazionale.
             Tenuto conto di quanto sinteticamente esposto, occorre precisare che il contributo di Unimo-
             re, nel rendere pienamente attivo il suo ruolo di sostegno e aiuto alla popolazione colpita dal
             sisma, è andato ben oltre e si è caratterizzato in modo molto articolato grazie alla presenza
             concreta di molti dei suoi docenti, esperti e anche di studenti sul “territorio”. Un intervento
             che è continuato anche dopo la fase di emergenza, prolungandosi nel tempo e che continua
             tutt’ora.
             La quantità di azioni messe in atto, in termini di interventi di supporto, di studi e di ricerche
             sia svolte che ancora in corso è stato tale che si è pensato fosse utile e necessario documen-
             tarle e renderle fruibili attraverso la pubblicazione di un volume a stampa. Un volume che
             si connota non solo come “racconto” di ciò che singoli e gruppi di docenti hanno fatto, ma
             anche per la sua valenza scientifica e “pedagogica”, nonché di esempio, soprattutto, di come
             si caratterizzano azioni relative alla “terza missione, uno dei tre compiti fondamentali che
             un’Università deve svolgere.
             Circa la terza missione, cui fanno un chiaro accenno anche i curatori del volume nella loro In-
             troduzione con specifico riferimento alla valenza che i vari contributi hanno su questo piano,
             mi preme sottolineare come Rettore che la “terza missione” dell’Ateneo è attualmente sorretta
             da una fitta rete di collaborazioni con il territorio provinciale e regionale, che si esprimono
             in progetti di ricerca e di sperimentazione, corsi di formazione e attività di trasferimento tec-
             nologico. Sulla base della strategia adottata da Unimore, le politiche dell’Ateneo nei confronti
             dell’innovazione vanno anche nella direzione di creare una struttura-ponte che colleghi im-
             prese, giovani e centri di ricerca, in altre parole una fucina di innovazione e start-up in grado
             di accelerare l’evoluzione hi-tech di un settore fra quelli maggiormente colpiti del sisma del
             2012, quello della manifattura emiliana.
             Infatti, già dal 2014 l’Ateneo si sta adoperando per consolidare le relazioni con le Istituzioni
             e gli Enti Pubblici e Privati e svolgere un ruolo primario all’interno del quadro sociale delle
             città di Modena e Reggio Emilia, due capoluoghi di provincia che devono acquisire lo status
             di città universitarie, in grado di accogliere studenti e ricercatori italiani e stranieri ed essere

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