Page 124 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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mente, e del sostegno sociale , noi eravamo interessati ad indagare come questi fattori
potessero interagire fra loro nel sostenere il buon funzionamento emotivo e cognitivo.
L’impatto stressante di un evento traumatico è infatti la risultante dell’interazione tra
variabili ambientali ed individuali: l’intensità e la tipologia degli esiti dannosi derivano
dalla relazione tra le caratteristiche dell’evento (precocità, frequenza, durata), i fattori
di protezione individuali (risorse personali), le risorse dell’ambiente familiare, la qualità
dell’inserimento nell’ambito sociale e culturale e, infine, le modalità attraverso le quali
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l’evento viene mentalizzato .
Si sa che i bambini apprendono le strategie per affrontare gli eventi stressanti osser-
vando i propri modelli, in primis genitori ed altri care-giver (educatori, insegnanti), ma
anche il gruppo dei pari. Attraverso queste relazioni significative, i bambini apprendo-
no quelle che vengono definite strategie di coping, cioè modalità di adattamento con
le quali si fronteggiano situazioni stressanti, attraverso un insieme di sforzi cognitivi e
comportamentali messi in atto per dominare l’evento e controllare le proprie emozio-
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ni . In questo senso, appare fondamentale il ruolo che soprattutto i genitori hanno nel
trasmettere strategie di coping efficaci e buone possibilità di mentalizzare, cioè pensare
all’evento traumatico per esplorarne e comprenderne anche i vissuti emotivi propri ed
altrui ad esso collegati.
Fattori di protezione per fronteggiare gli eventi traumatici: il ruolo
delle strategie di coping e della Teoria della Mente
Riuscire a fronteggiare efficacemente un evento traumatico significa ridurne l’impatto
stressante e dunque limitare i rischi di sviluppare un disturbo post-traumatico. Si tratta
di una competenza che è la risultante dalla relazione tra la persona e il suo ambiente,
un processo multidimensionale complesso sensibile alle richieste e alle risorse presenti
nell’ambiente, ai tratti di personalità che influenzano la valutazione dei fattori di stress
e alla valutazione di risorse individuali disponibili. A tal proposito, un evento sarà tanto
più stressante quanto più l’individuo si percepirà inadeguato ed incapace di fronteg-
giarlo.
Esistono diverse tipologie di strategie per fronteggiare un evento traumatico (coping),
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che possono avere effetti differenti sul funzionamento psicologico. Schaefer e Moos
hanno distinto tra strategie attive (approach) e strategie di evitamento (avoidance).
Le prime sono considerate adattive, in quanto generalmente aiutano a far fronte effi-
cacemente alla situazione di stress, includendo una rivalutazione positiva dell’evento
traumatico ed essendo correlate alla ricerca di sostegno emotivo e di informazioni, per
tentare di ridurre il fattore stressante. Le strategie di evitamento, invece, sono consi-
derate maladattive, in quanto focalizzate ad evitare l’evento stressante e orientate al
disimpegno emotivo. Alcuni autori hanno però evidenziato anche aspetti positivi del
coping evitante: esso può contribuire a controllare e ridurre l’ansia associata all’evento
traumatico, consentendo alla vittima di contenere il disagio . Possiamo dire che le strate-
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gie di evitamento forniscono un sollievo immediato nel breve periodo, mentre il coping
attivo ha effetti più positivi anche nel lungo termine.
In letteratura si trova riferimento anche a un terzo tipo di coping, definito negativo, e
che ha maggiori elementi di disfunzionalità rispetto ad un buon adattamento alla situa-
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zione, in quanto prevede atteggiamenti di autocritica e colpevolizzazione degli altri ,
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