Page 125 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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reazioni ostili, fantasie di evasione, senso di colpa e pensieri illusori, che impediscono
un’efficace elaborazione cognitiva ed emotiva dell’evento, con il risultato che gli indivi-
dui sono meno in grado di affrontare lo stress.
Le caratteristiche del coping negativo sembrano suggerire una relazione tra le strategie
che un individuo adotta per fronteggiare lo stress e la sua capacità di rapportarsi so-
cialmente, condividendo il vissuto legato al trauma. Possiamo ipotizzare che le persone
che fanno uso di coping maladattivi abbiano anche maggiori difficoltà nelle relazioni
interpersonali, manifestando difficoltà a fidarsi degli altri, un eccesso di sensibilità nelle
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interazioni e un comportamento meno assertivo . Il coping adattivo sarebbe associato,
invece, ad una migliore capacità di comprendere gli altri, attribuire stati mentali (come
credenze, desideri, intenzioni ed emozioni) a sé a agli altri e utilizzare queste attribu-
zioni per prevedere e spiegare il comportamento proprio a altrui. Questa competenza
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prende il nome di Teoria della Mente (Theory of Mind – ToM ) ed è una tappa cruciale
dello sviluppo, che compare nei bambini intorno ai quattro anni, indispensabile per
decodificare e comprendere segnali sociali e quindi per l’acquisizione di un adeguato
comportamento sociale.
La letteratura ha fornito alcune prove di una relazione tra la mentalizzazione o costrutti
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ad essa correlati, come la competenza emotiva, e le strategie di coping . Studi recenti,
infatti, suggeriscono che lo sviluppo di sintomi traumatici, a seguito di un evento stres-
sante, possa essere dovuto a un deficit nella capacità di comprendere e condividere
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le emozioni con gli altri . Le persone con buone competenze nella ToM sembrano
meglio attrezzate per interpretare, anticipare e influenzare il comportamento altrui,
hanno migliori rapporti interpersonali ed opportunità di acquisire sostegno sociale e, di
conseguenza, risultano psicologicamente resilienti e in grado di affrontare più positiva-
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mente lo stress . Di fronte ad un evento traumatico, esse appaiono meno vulnerabili a
disturbi psichici, hanno minor probabilità di rivivere esperienze traumatiche e rivelano
un funzionamento psicologico in generale più efficiente.
Al contrario, processi non efficaci nella ToM impedirebbero agli individui di fare un uso
efficace degli rapporti sociali o delle strutture di sostegno sociale per ridurre l’impatto
negativo del trauma; ciò contribuirebbe ad adottare strategie di coping negative, ineffi-
caci a fronteggiare il trauma, esponendo le persone ad un maggior rischio di sviluppare
un PTSD, che, ricordiamo, può condurre a problematiche emotive e cognitive.
Questa relazione appare da approfondire soprattutto nei bambini, i quali sono partico-
larmente sensibili alle influenze del contesto sociale, in primis genitori e altri care-giver,
cosi come del gruppo dei pari e nei quali le competenze di ToM risultano ancora in
costruzione.
A tal scopo, abbiamo condotto una ricerca che aveva l’obiettivo di indagare, in un
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campione di bambini, la relazione tra le strategie di coping, le competenze nella ToM e
la performance cognitiva. Quest’ultima variabile è stata considerata in quanto sintoma-
tica di un buon livello residuo di funzionamento psicologico e rilevante per il manteni-
mento di adeguati livelli di apprendimento nel bambino.
Le ipotesi che intendevamo verificare erano dunque che le strategie di coping fossero
associate alla performance cognitiva, attraverso le competenze nella ToM: più preci-
samente che le strategie di coping attive e di evitamento correlassero con una buona
performance cognitiva, attraverso alti livelli nella ToM, mentre le strategie di coping
negative fossero negativamente associate alla performance cognitiva a causa di ridotte
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