Page 130 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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re le conseguenze del disastro naturale sui bambini e una letteratura emergente per
quanto riguarda la ruolo della ToM come un fattore chiave per fronteggiare lo stress
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legato a esperienze traumatiche , questo è il primo studio che dimostra come buone
competenze nella ToM siano in grado di protegge i bambini dal loro proprio stress e da
quello dei genitori, riducendo la probabilità di utilizzo di coping negativo per affrontare
un disastro naturale.
Questo dato suggerisce la necessità di adottare un approccio più ampio per il tratta-
mento di sintomi post traumatici nei bambini a seguito di un evento traumatico come il
terremoto. È infatti necessario includere nell’analisi e nell’intervento anche i genitori, in
particolare le madri, che con i loro vissuti potrebbero compromettere un buon livello
di gestione dello stress in quei bambini che non abbiamo raggiunto buone competenze
nella ToM.
Conclusioni
In conclusione, i nostri studi dimostrano che le strategie di coping e le competenze
nella ToM sono fattori cruciali per fronteggiare gli effetti negativi di un disastro naturale
come un terremoto. Queste competenze vengono apprese dai bambini attraverso l’inte-
razione con le persone significative che popolano i loro ambienti, soprattutto genitori,
insegnanti, educatori e gruppo dei pari. Per questo motivo risulta fondamentale, succes-
sivamente ad un evento traumatico, estendere l’analisi, oltre che alle variabili individuali
del bambino, anche a quelle situazionali, cioè ai suoi riferimenti sociali.
Se è vero che i bambini si lasciano fortemente influenzare dalle reazioni dei genitori
(soprattutto della madre) in risposta ad un evento traumatico, ed è vero, come emerso
dai nostri studi, che le competenze nella ToM possono rappresentare un fattore di pro-
tezione da alti livelli di stress post-traumatico, riducendo il ricorso a strategie di coping
maladattive, allora è necessario intervenire anche nella relazione genitori-figli per pro-
muovere l’elaborazione dell’evento. È importante, cioè, che i genitori e i figli abbiano
la possibilità di parlare dell’evento traumatico, esplorandone i vissuti psicologici, come
le paure e, più in generale, le emozioni ad esso associate. Come emerso dalle nostre
ricerche, poi, è utile che i bambini abbiano la possibilità di confrontarsi anche con altri
bambini per condividere le esperienze e facilitare il processo di elaborazione cognitiva
ed emotiva dell’evento.
È inoltre necessario lavorare sulle competenze nella ToM dei bambini e sull’insegna-
mento di strategie di coping efficaci sia con loro che con i loro genitori. Ad esempio, si
possono proporre interventi per promuovere lo sviluppo di competenze di mentalizza-
zione, per potenziare le capacità di esprimere e riconoscere i vissuti emotivi, collegati
all’evento, che risultano talvolta anche molto penosi. Ciò contribuirebbe a dare un
senso alla situazione che si sta vivendo, facilitandone l’elaborazione.
È utile accompagnare i bambini ad analizzare la situazione problematica, ricercando
soluzioni disponibili e praticabili per affrontarla. Abbiamo visto però come anche il co-
ping evitante possa avere degli effetti positivi, seppure nel breve periodo, consentendo
ai bambini di prendere un po’ le distanze dall’evento traumatico.
Risulta importante, infine, che i bambini abbiano la possibilità di confrontarsi con il
gruppo dei pari, parlando con loro, condividendo le emozioni e, se necessario, chie-
dendone supporto.
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