Page 17 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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Le attività del DIEF nell’emergenza sismica e nella
ricostruzione 1
Angelo Marcello Tarantino
Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” (DIEF), Unimore
Il 20 maggio 2012 un terremoto di magnitudo Richter M L = 5,9 con epicentro nel terri-
torio comunale di Finale Emilia (MO) ha svegliato la popolazione della pianura padana
alle 4:03. Il 29 maggio 2012, alle ore 9:00, una nuova scossa di magnitudo M L = 5,8 è
stata avvertita in tutta l’Italia Settentrionale, creando panico e disagi in molte città come
Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Mantova e Rovigo. L’epicentro fu localizzato
nella zona compresa fra Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro. A quella delle 9:00
sono seguite altre due scosse rilevanti.
La natura dei terremoti emiliani del maggio 2012 è stata eccezionale. Le principali uni-
cità possono essere sintetizzate nei seguenti quattro punti.
1. La crisi sismica ha avuto un periodo di ritorno estremamente lungo, probabilmente
intorno a 1.000 anni. Forse la scossa del 20 maggio, con magnitudo M L = 5,9 e M W = 6,1,
costituisce il massimo storico per l’entità dell’energia liberata. Infatti, anche se attraverso
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determinazione macrosismica, ovvero con criteri empirici, al sisma di Ferrara del 1570 è
stata attribuita la magnitudo M wM di 5,46, a quello del 1346 la M wM di 4,93 e a quello del
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1285 la M wM di 5,14 . L’assenza di recenti terremoti violenti ha contribuito a diffondere
tra la popolazione l’errata convinzione che le aree pianeggianti dell’Emilia fossero zone
non sismiche.
2. La sequenza delle scosse è stata inclemente, tanto più se rapportata alla bassa pro-
fondità ipocentrale (in genere non superiore a 10 km). Dopo la prima scossa principale
del 20 maggio, nei successivi otto giorni si sono registrate circa 200 scosse minori, ma
il giorno 29 maggio alle ore 9:00 c’è stata una nuova scossa importante (M L = 5,8, M W =
6) e alle ore 13:00 altre due molto forti (M L = 5,3, M W = 5,5; e M L = 5,2). Molte costruzioni
danneggiate dalla prima scossa del 20 sono definitivamente collassate con le scosse
del 29. In pratica, non vi è stata la possibilità di intervenire con opere provvisionali di
messa in sicurezza.
3. Le conseguenze del sisma sono state amplificate da un sostanziale vuoto normativo.
I comuni emiliani interessati dalla crisi sismica sono stati classificati in zona 3 – bassa
sismicità – dall’OPCM n. 3274 del 2003, con vincolo inizialmente facoltativo e poi obbli-
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gatorio soltanto a patire dal 23 ottobre 2005 . È quindi di assoluta evidenza come la gran
parte (almeno il 90%) delle costruzioni nelle zone terremotate sia stata realizzata nel
tempo sulla base di progettazioni e dimensionamenti non esplicitamente conseguenti a
criteri antisismici. La differenza è sostanziale. Nel caso di strutture sismo-resistenti cam-
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