Page 139 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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In specifico, si sono alternati sul campo sei studenti: cinque del Corso di Laurea in
             Scienze della Formazione Primaria e uno del Corso di Laurea in Scienza dell’Educazio-
             ne; di questi, quattro hanno operato nel parco Chico Mendez (sede del campo estivo)
             e due nel Parco dei Salici (sede dell’accampamento).
             Il Direttore sottolinea alcuni elementi particolarmente significativi relativamente alle
             studentesse del DESU: “l’intervento, volontario, ma molto qualificato, ha permesso all’A-
             zienda di offrire una copertura lunga nel tempo come si è reso necessario a seguito
             della lunga esigenza post sismica; gli studenti sono velocemente diventati parte dello
             staff educativo che ha operato sul campo, offrendo un aiuto fondamentale e vivendo
             un’esperienza significativa per la propria formazione professionale ed umana: a riguar-
             do il caso di una studentessa che ha scelto di dormire, con la propria tenda, nell’accam-
             pamento, prestando servizio da mattina a sera per un lungo periodo”.

             I nodi concettuali emersi dall’esperienza sul campo
             Dell’esperienza svolta vengono riferiti quelli che, sulla base della sua analisi, Giuseppe
             Malpeli ha restituito come i principali nodi concettuali.
             Per quanto riguarda i laboratori, sono stati messi in luce aspetti relativi a:
             •  mantenimento delle routine e nuove opportunità di convivenza fra target interni
                (con differenti profili bio-psicologici e socio-culturali) funzionali alla stabilizzazione
                e alla coesione sociale anche nei tempi successivi all’emergenza e/o alla ripresa della
                normalità;
             •  capacità di riorganizzazione del contesto da parte dei soggetti coinvolti, degli inse-
                gnanti ed educatori sociali in formazione;
             •  progettualità, intesa come fattore di ineludibile rassicurazione per i soggetti coinvolti
                – soprattutto quelli che per età, profilo psicofisico e/o socioculturale possono risulta-
                re più fragili – con ricadute positive tanto a livello cognitivo e di orientamento delle
                azioni, che affettivo, di supporto motivazionale ad assumere lo sforzo dell’impegno
                e/o del cambiamento;
             •  sperimentazione in diverse attività e format (giochi, linguaggi non verbali, narrazioni,
                compiti scolastici);
             •  creatività nella ricerca di soluzione a problemi (tramite strategie efficaci e differen-
                ziate).

             Una specifica nota è dedicata alla comunicazione che l’insegnante e l’educatore sociale
             in formazione universitaria hanno dovuto tenere con i soggetti coinvolti nel terremoto.
             La qualità della comunicazione è determinante per l’ecologia della mente, soprattutto
             nelle situazioni di crisi: una scorretta comunicazione potrebbe pesantemente interferire
             – nell’immediato e nel tempo – sui processi e le pratiche di superamento del trauma,
             di ristrutturazione e/o di rielaborazione dell’esperienza e di conseguente cambiamento
             personale.
             In merito alla comunicazione, l’attenzione è andata oltre: a) la comunicazione verba-
             le e la lingua nazionale e/o ufficiale, riferendo del confronto con il non verbale, le
             altre lingue e i dialetti; b) il contenuto, qualificando piuttosto il come si comunicava
             tanto da evitare di comunicare in maniera contradditoria, disconfermante e para-
             dossale. Diversamente si sarebbe minato il senso di sicurezza personale, generando
             e/o amplificando l’incertezza per il futuro in rapporto alle perdite; c) la certezza

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