Page 141 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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fisiche, familiari, lavorative e diffusamente sociali…), spazi (luoghi fisici, sociali e cultu-
             rali di vita…) e relazioni (lutti, separazioni e allontanamenti…).
             Le discriminazioni possono amplificarsi, coincidendo il terremoto con un improvviso
             conflitto che può esasperare altri conflitti già esistenti (sulla base del genere, delle
             generazioni, delle non-integrità vs. integrità psico-fisica, delle classi sociali, dei gruppi
             etnico-linguistici), ma anche ridurli, perché le perdite materiali, umane e simboliche
             possono riguardare qualsiasi soggetto (accomunando così le persone). Potenzialmente,
             sono i soggetti e/o i gruppi più deboli a vivere il disagio maggiore; non è tuttavia pos-
             sibile rischiare visioni deterministiche. Infatti, il vissuto e la reazione al trauma costitui-
             scono l’esito, oltre che delle singole condizioni materiali, delle traiettorie personali della
             formazione, da cui i soggetti possono aver sviluppato capacità di coping (adattamento
             attivo all’ambiente), resilienza (resistenza agli urti traumatici) e agentività (essere agenti
             attivi del proprio cambiamento).
             Fanno da sfondo all’evento e al suo ripetersi: paura (anche delle proprie emozioni e
             per il futuro proprio e altrui), rabbia, senso di colpa, malinconia, nostalgia, silenzio
             (che va interpretato anche come bisogno di parlare), immagini, rumori e odori della
             distruzione, difficoltà per un vissuto di segregazione, divisione, istituzionalizzato e/o
             congregativo che può andare a esasperare (siamo tutti diversi) e/o, allo stesso tempo,
             a scardinare (siamo tutti uguali) le demarcazioni – esterne e/o interne (cioè, oggettive
             e/o percepite) – tra il proprio e l’altro gruppo in relazione a variabili bio-psicologiche
             e socio-culturali.
             A livello educativo, si tratta di ribaltare il rapporto emozione-azione-pensiero in pen-
             siero-emozione-azione, riconoscendo il conflitto e la crisi (quindi il crollo delle energie
             materiali, psicologiche e morali) che si generano: un conflitto latente può esasperarsi
             ed esplodere irrimediabilmente dando luogo ad atteggiamenti distruttivi e depressivi
             all’esterno come all’interno (sebbene in genere la prima reazione sia reattiva e la secon-
             da depressiva; per questo è determinante che il sostegno sia oltre l’emergenza, a lungo
             termine), mentre un singolo o un gruppo che resistono alla crisi e la interiorizzano
             ri-storicizzandola possono rinnovarsi e diventare più forti di coloro che non l’hanno
             mai sperimentata.

             La speranza e l’educazione come risorsa e/o sfida: il rinnovamento
             materiale, umano e simbolico

             La possibilità che la condizione e il vissuto di perdita dovuti al terremoto possano
             tradursi in rinnovamento coincide – anche sul piano dell’educazione intesa in fieri e
             come prevenzione e/o riduzione del rischio o recupero – con un intervento complesso,
             funzionale sul piano della ricerca e degli interventi a creare coerenza tra macrosistema,
             sistemi intermedi e microsistemi.
             A livello di microsistema, intendiamo sottolineare l’importanza di riflettere sulla messa
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             a punto del setting  pedagogico e didattico, inteso come sistema di ipotesi/teoria e
             cornice organizzativa/prassi degli interventi, contrassegnato da un significativo grado e
             qualità di sostegno e sfida forniti dall’educazione anche nei casi delle calamità naturali.
             In esso, l’importanza della comunicazione è sostanziale per pervenire a condividere e
             a co-costruire emozioni, pensieri e azioni ponendo in corretta ricorsività l’affettività e/o
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             l’intelligenza  bloccate dall’evento catastrofico.
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