Page 142 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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Si tratta di ancorarsi all’affettività contenendola, sostenendola e orientandola attraverso
il supporto dell’intelligenza che apre alla sfida e che viene valorizzata perché colorata
dalla speranza. Allo stesso tempo, è importante “rendere” intelligente l’affettività bloc-
cata dalla paura, attraverso la cura del contesto (altrimenti potrebbe esasperarsi la crisi)
e l’attivazione del soggetto (altrimenti potrebbe esasperarsi la dipendenza). Si potrebbe
anche dire che si tratta di riconoscere l’incidenza della vita affettiva su quella cognitiva
(dunque è fondamentale ancorarsi allo stato della prima per arrivare alla seconda, ca-
pire che la richiesta di aiuto fatta dall’altro potrebbe non coincidere con l’aiuto di cui
ha realmente bisogno, ma che questo non è meno importante poiché quello è il suo
vissuto) e di educare l’emozione in modo che torni a essere intelligentemente operativa
(dunque ancorarsi a quella richiesta per poi ripensarla in maniera pertinente, tenendo
conto insieme degli altri punti di vista: ossia, mi prendo cura di te affinché tu impari a
prenderti cura di te stesso), equilibrando il sostegno dato dalla cura del contesto e la
sfida costituita dall’attivazione del soggetto.
Si tratta di portare le persone ad emanciparsi dalle routine per consentire (non senza
difficoltà perché, ad esempio, la ricostruzione può portare a luoghi più belli di prima,
ma in cui tuttavia non ci si riconosce come individui e collettività) di pervenire alla
costruzione di nuovi schemi di pensiero e modelli di azione, attraverso un punto di
appoggio e/o un’area transizionale che l’intervento educativo deve garantire: a partire
dalla routine (cosa si è perso e/o manca), tenendo conto della condizione data (cosa
sento, penso, ho, sono, faccio: che non esclude la scoperta che è stato un bene perdere
alcune cose, altrimenti sarebbero rimaste impedendoci un cambiamento che può anche
costituire l’occasione di una inaspettata crescita), è possibile arrivare a nuovi schemi di
pensiero e modelli di azione (cosa posso).
Sul piano della formazione, appare necessario – al pari della conoscenza scientifica –
coltivare contemporaneamente due tipi di pensiero: quello logico-paradigmatico e/o
scientifico e quello narrativo 12-14 , entrambi indispensabili ma, se presi da soli, insuffi-
cienti.
Conclusioni per il miglioramento dei curricoli di insegnanti ed
educatori sociali
Per quanto concerne il miglioramento dei curricoli e delle pratiche professionali di
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insegnanti ed educatori sociali , appare fondamentale condividere il contenuto del-
le ricerche internazionali e implementare quelle nazionali e locali 14, 15 sulle catastrofi
(naturali e artificiali) e sul rispettivo ruolo dell’educazione che, soprattutto nel caso di
alcune discipline, non è opportunamente diffuso o non sembra comunque godere di
particolare rilevanza. Infatti, la prevalenza della letteratura è di matrice internazionale,
in particolare proveniente dai luoghi in cui il fenomeno, sia per mare che per terra, è
stato ricorrente e con impatti gravissimi sulla vita delle persone colpite con sistematicità
e catapultate in una realtà incerta.
Tenuto conto del consolidato radicamento nel territorio dei Corsi di Laurea per edu-
catori sociali e insegnanti, è opportuno implementare – entro una regia pedagogica –
segmenti di curricoli, relativi alla formazione iniziale e in servizio, che integrino scienze
esatte (prevalentemente mosse da un logos teso a controllare la catastrofe e le rispettive
risposte) e scienze umane (prevalentemente mosse da un eros teso a compenetrarsi
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