Page 140 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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che aver comunicato garantiva che quanto comunicato fosse stato effettivamente o
correttamente recepito, soprattutto nei casi di soggetti traumatizzati dal sisma, dando
luogo a feedback costanti laddove l’altro diventava regolatore cognitivo e affettivo
del sé; d) il porre attenzione soltanto a cosa si comunicava in un preciso contesto,
considerando piuttosto che era la natura della relazione – pedagogica e didattica nel
caso dell’educatore sociale e dell’insegnante – a qualificare il contenuto, ossia che
stabiliva cosa si poteva dire e come poteva essere detto nel contesto d’intervento; d)
il legame in senso generico, piuttosto ponendo attenzione e rispettando l’orizzonta-
lità (tra soggetti e tra figure pedagogiche e didattiche) e la verticalità (tra soggetti e
figure di cura pedagogica e didattica) dei legami stessi, dunque evitando l’innescar-
si di dipendenze come di escalation per mancato riconoscimento dell’asimmetria,
che potrebbe più facilmente verificarsi in situazioni di non totale formalità proprio
come quelle dettate dalle emergenze. Tale affondo è apparso determinante, perché
è attraverso la comunicazione che si analizza e si interviene nel contesto educativo,
rimandando – anche su questo piano – alla necessità di coltivare la qualità della
comunicazione educativa nel curricolo e nella professione dell’insegnante e dell’e-
ducatore sociale.
Infine, per quanto riguarda i temi formativi, sono emersi riferimenti a temi vitali e tipici
delle situazioni di emergenza nelle catastrofi naturali, spesso sottaciuti o affrontati con
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approcci molto settoriali anche dal punto di vista scientifico, come : la paura/il terrore;
il timore dell’abbandono; il lutto e la perdita; il rapporto con la natura; la casa/la pro-
tezione; la vicinanza/il sostegno.
Il terremoto: oltre la sopraffazione ed entro la sostenibilità
Per quanto il terremoto costituisca una catastrofe naturale, i suoi effetti e la possibilità
di trasformare il dolore in esperienza etica sono strettamente dipendenti dal contesto
sociale in cui occorre. Si tratta di un fenomeno geologico da leggere e trattare all’in-
terno di una società a capitalismo avanzato: contrassegnata, da un lato, dall’avvento
irrefrenabile e irreversibile della tecnica che rischia di sopraffare la natura e, dall’altro,
da forme di colonizzazione e globalizzazione dell’economia, delle culture e delle menti.
Dunque, a livello pedagogico e didattico, le catastrofi naturali mostrano la necessità di
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un’educazione ecologica, allo sviluppo sostenibile e a un’etica cosmica nonché di una
formazione di soggetti, singoli e collettivi, non alienati né dai prodotti né dai processi,
bensì attivi e consapevoli, autonomi e socialmente responsabili.
La paura e l’educazione come emergenza e/o sostegno: le perdite
materiali, umane e simboliche
In occasione di un sisma, la terra si sottrae improvvisamente al suo ruolo di grande
madre che rassicura perché con-tiene e diviene matrigna che scuote e/o de-stabilizza
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l’esistenza di singoli e collettività , cancellando il passato e rendendo impossibile pre-
figurarsi il domani (sebbene, talvolta, nonostante eventuali comportamenti di difesa, si
continui a lavorare in assenza di sicurezza o come se soggetti singoli o collettivi non
vivano perdite materiali, umane e simboliche). Con impatti diversi, anche e non solo
per la sua entità, il terremoto infligge una frattura/lacerazione di tempi (quindi routine
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