Page 145 - Unimore e il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna
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Finanziare la ricostruzione: attività e attori coinvolti
             nel sisma dell’Emilia-Romagna


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                                              a
             Elisabetta Gualandri , Alessia Pedrazzoli , Paola Vezzani b, c
             a   Dipartimento di Economia Marco Biagi, Unimore
             b   Dipartimento di Comunicazione ed Economia, Unimore
             c   Cefin – Centro Studi di Banca e Finanza, Unimore




             Il presente contributo si inquadra nell’ambito del progetto di ricerca multidisciplinare
             “Energie Sisma Emilia” che trae origine dal “Laboratorio sul sisma” avviato nel giugno
             2012 da docenti di Unimore. Il progetto è stato cofinanziato dalla Fondazione Cassa di
             Risparmio di Modena e da Unimore.
             L’obiettivo del contributo è di analizzare le implicazioni finanziarie della ricostruzione
             nel territorio coinvolto dal sisma dell’Emilia-Romagna avendo particolare riguardo ai
             temi degli interventi pubblici, dell’operatività degli intermediari bancari e assicurativi e
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             degli strumenti finanziari utilizzati .
             Il 20 maggio, il 29 maggio e il 3 giugno del 2012 eventi sismici di importante entità
             hanno colpito una vasta area dell’Emilia-Romagna e zone adiacenti della Lombardia e
             del Veneto. Sono stati coinvolti in totale 53 comuni, di cui 33 compongono il cosiddetto
             “cratere”, dove i danni sono stati più rilevanti. Per la prima volta in Italia, eventi sismici
             di forte intensità hanno interessato aree con un’elevata densità di attività produttive
             (35 addetti alle unità locali manifatturiere per kmq nel 2010 a fronte di 13 nella media
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             nazionale e 21 in Emilia-Romagna ) creando danni ingenti alle imprese dei settori del
             biomedicale, della ceramica, della meccanica e della filiera agro-alimentare. La stima dei
             danni, elaborata dalla Regione, è stata di 12,2 miliardi di euro.
             In seguito ad una calamità naturale, è necessario del tempo affinché sia possibile in-
             dividuare le azioni che hanno maggiore potenziale di impatto sull’economia e sulla
             società di un territorio colpito. La letteratura disponibile sui disastri naturali si concentra
             perlopiù nel comprendere come le calamità abbiano impattato sull’economia dell’area
             (in termini di PIL, occupazione, consumi, inflazione, ecc. ), distinguendo tra effetti del
             breve periodo (in genere tre anni) ed effetti di lungo periodo (dopo i cinque anni). I
             dati però sono difficilmente comparabili in quanto fanno riferimento ad aree geogra-
             fiche specifiche, in Paesi con grado di sviluppo economico differente e nei quali le
             calamità naturali si distinguono sia per natura, geologica o climatica, sia per grandezza.
             In particolare, le dinamiche del PIL a seguito di un terremoto possono essere for-
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             temente influenzate  dalla  quantità di aiuti  finanziari  immessi nel  sistema . L’aiuto
             finanziario, infatti, svolge un importante ruolo nel periodo di recupero, favorendo la
             ricostruzione immediata e attenuando le variazioni del PIL; in particolare svolge un
             effetto espansivo di breve periodo sulla produzione e può limitare o anche neutraliz-
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             zare l’impatto negativo del sisma . Sebbene in queste ricerche si riconosca l’impatto
             che l’aiuto finanziario svolge da un punto di vista macroeconomico nella ripresa di
             un territorio colpito, non viene fatto riferimento a quelli che sono nello specifico gli
             effetti in materia finanziaria o dell’impatto che può avere l’architettura stessa degli

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